Il nonno della montagna

Era il 5 marzo 2019 e ricevo un messaggio da ascoltare dalla montagna, da mia cugina. Un messaggio dolcissimo, che mi fa sorridere sin da subito. Mi chiama “Robutin” e dopo mesi che non ci sentiamo mi chiede come sto, lentamente, allegramente e scandendolo bene.

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con gli occhi di Armando

Per mettere in ordine le parole che abbiamo in testa, per osservarle scritte nero su bianco, per impararle, ripeterle, meditarle. Per trasmettere e conservare. Per parlare senza ferire, per nascondersi dietro a un foglio. Per celebrare.

Tra tutti i propositi della scrittura, il “non dimenticare” ha un particolare potere nella mia storia e immaginazione.  Quante lettere nei miei armadi, quante cartoline usate come segnalibro, quanti bigliettini adorati e poi stracciati e buttati via dopo averci pensato quanto bastava.

Trascrivo qui sotto una lettera scritta a mia nonna da suo nipote Armando per il suo centesimo compleanno dello scorso gennaio. Racconta della loro vita a Regascino, quando avevano una vita piena, dettata dai ritmi della natura di cui si prendevano cura. Racconta di abitudini del giovedì e della sera. Di momenti semplici, di burro e di preghiere. Per non dimenticare.

 

LA ZIA MINA
Varazze, Settembre 2018

Ula zia Giacumina
la ga scià da fa cent ann
lucida da co e da man.

In la ca’ da Righiscin
la guerna la cusena
fina a sira, da matena.

Sem in tanti bocc cum fam
in tra grant e piscinin
nonu, zii e po cusit.

Ma ul taul l’eva lung
propri lì n facia al camin.

La impieniva la sidela
cunt u l’acqua dal nost poz,
a poc pas da la custiola
cui bucett fai da risciada
…e po’ das… na stravalada.

In da la paret dal poz
gheva dent un ciod bel fiss
par tignì fresc e bel dur
un tulin cul nost buter
cunservaa fin da l’ultrer.

L’eva bel al giuedé
cul pan fresc cott in dal furn
e magari na brusela
cui scigol o l’uga pasa
par stupà na quei ganasa…

E a mezdé pulenta gialda
stravacada gio in so l’ass.

E a la sira, mia tardi,
da minestra ina tazena,
cun la pestada da lard
e mai l’eva tropa piena.

Po s’anava so pai scar,
s’acuntava so ‘l pater,
cunt i stanzi al so pian
a specià ca vegn duman.

Mo ma par d’aver stufii
la mia cara zia Mina.
Ma cunt la tua gran pazienza
i fio e i to neud
cunt un sac da bei auguri
ta impienisan la cardenza.

Nun ghem tucc da ringraziat
e da dumandat iscusa
se t’em fai diventa matt.

Ciau, zia Mina.

Bionda …e qui!

Biondissima e bellissima è arrivata al nostro appuntamento per un caffè con gli occhi pieni di lacrime perchè faceva il freddo di gennaio. Più ci penso e più mi chiedo “ma come abbiamo fatto a perderci per così tanti anni?” Non lo sa, ma io non sapevo chi aspettarmi.. e invece ho trovato sempre lei, quell’amica minuta bionda e affascinante con cui si scherzava tanto, anche con la voce.

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